Artrite Reumatoide: inibitori della JAK a confronto

24 febbraio 2024

Uno studio multicentrico e retrospettivo pubblicato nel 2023 su Rheumatology  ha dimostrato che i quattro inibitori della chinasi Janus (JAK) - tofacitinib (TOF), baricitinib (BAR), peficitinib (PEF) e upadacitinib (UPA) - hanno un'efficacia equivalente nel trattamento dell'artrite reumatoide.

Fino ad ora, l'efficacia e la sicurezza di questi inibitori non erano state valutate tutte insieme in studi controllati. Questo lavoro ha preso in considerazione pazienti reali con caratteristiche diverse dai partecipanti agli studi precedenti.


Gli inibitori JAK vengono spesso utilizzati in pazienti intolleranti al metotrexato o che non hanno beneficiato dai farmaci biologici modificanti la malattia. Lo studio ha coinvolto 622 pazienti trattati con uno dei quattro farmaci in contesti clinici reali.


 I risultati hanno mostrato che l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti non sono significativamente diverse tra i quattro inibitori JAK.


Non sono state riscontrate differenze nei tassi di mantenimento o interruzione del trattamento. Inoltre, il valore medio e i tassi di remissione o di bassa attività della malattia a 6 mesi dall'inizio del trattamento non erano diversi tra i quattro farmaci.


 Sono stati identificati alcuni fattori predittivi che potrebbero influenzare l'efficacia dei trattamenti con inibitori JAK, come il punteggio iniziale dell'attività della malattia, livelli di proteina C-reattiva, livelli di glucocorticoidi e l'uso di farmaci antireumatici precedenti.

Autore: b29f373c_user 31 agosto 2025
Per affrontare estati sempre più roventi, SIR ribadisce le raccomandazioni chiave rivolte ai pazienti reumatici, prime fra tutte: protezione dal sole e idratazione fonte: Societa' Italiana di Reumatologia (SIR) Già Ippocrate nel 400 a.C. aveva descritto l’influenza del clima sulla salute umana, ma è solo a causa del cambiamento climatico degli ultimi anni che questa relazione sta assumendo i contorni di una vera emergenza sanitaria. Le temperature estreme, come quelle registrate in questi giorni, sono una minaccia ambientale e una sfida crescente per la salute pubblica, in particolare per milioni di persone affette da malattie reumatologiche. “I nostri pazienti sono molto vulnerabili agli stress termici”, spiega il professor Andrea Doria, Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR). “Fenomeni quali ondate di calore, aumenti dell’umidità e dell’inquinamento atmosferico possono influire sulla comparsa e la recrudescenza di artrite reumatoide, lupus e gotta, portando anche a un aumento delle ospedalizzazioni”. “Gli effetti del cambiamento climatico sull’impatto delle malattie reumatologiche stanno diventando così evidenti che l’American College of Rheumatology ha recentemente dedicato al tema un white paper, in cui si analizzano i possibili meccanismi biologici alla base del problema”, evidenzia Gian Domenico Sebastiani, Past President SIR. “L’esposizione a temperature elevate stimola il rilascio di citochine infiammatorie e aumenta lo stress ossidativo, peggiorando i sintomi di molte malattie autoimmuni. L’inquinamento atmosferico, invece, può agire sull’epigenetica, ossia modificare il modo in cui i nostri geni funzionano, ‘accendendo’ quelli che scatenano infiammazione o autoimmunità e favorendo l’insorgenza di malattie reumatiche in persone predisposte”. Il cambiamento climatico può influire anche in modo indiretto sulla salute. Eventi estremi possono interferire con l’accesso alle cure, nella catena di distribuzione dei farmaci, sulla produzione di cibo. “Si tratta di problematiche che riguardano principalmente le aree più povere del pianeta – precisa Sebastiani – ma alcune minacce, che un tempo sembravano confinate a luoghi lontani, oggi iniziano a fare la loro comparsa anche da noi. Pensiamo, ad esempio, a come sta cambiando la diffusione degli insetti, che sono vettori di malattie infettive, verso cui i pazienti reumatici sono più suscettibili. Il West Nile, che attualmente sta destando particolare preoccupazione, rappresenta un pericolo per chi convive con una malattia reumatologica e ha un sistema immunitario reso più fragile dall’assunzione di farmaci immunosoppressori. Il virus Chikungunya e la malattia di Lyme possono innescare manifestazioni reumatologiche reattive, che rischiano poi di evolvere in vere e proprie malattie infiammatorie croniche”. “Il clima – prosegue l’esperto – sta modificando anche il microbioma, ossia l’insieme del materiale genetico, il ‘genoma’, dei microrganismi che vivono in simbiosi con l’organismo, con effetti sull’immunomodulazione. Soprattutto in giovani e bambini, che stanno ancora forgiando il loro sistema immunitario, il cambiamento climatico può produrre alterazioni del microbioma condizionando il potenziale sviluppo di malattie reumatiche autoimmuni”. Di fronte a questo scenario, caratterizzato da temperature sempre più elevate e da condizioni meteorologiche estreme, la Società Italiana di Reumatologia invita i pazienti a prestare particolare attenzione, soprattutto in occasione di spostamenti o viaggi, e a adottare alcuni semplici accorgimenti “salva-estate”. Tanti buoni motivi per proteggersi dal sole Evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, indossare cappelli e occhiali da sole, utilizzare adeguati filtri solari è quello che dovrebbero fare tutti ma soprattutto le persone affette da una malattia reumatologica. Nel lupus, ad esempio, le radiazioni ultraviolette possono provocare riacutizzazioni della malattia, non solo a livello cutaneo ma anche sistemico. In tutti i pazienti che seguono una terapia farmacologica, il sole può scatenare reazioni di fotosensibilizzazione. In particolare, chi assume cortisone, che inibisce la sintesi del collagene, ha una pelle più vulnerabile ed esponendola ai raggi solari corre il rischio di danni cutanei legati alla vasodilatazione. Stare sotto l’ombrellone – ricordano gli esperti della SIR – non ci mette al sicuro dagli UV che si riflettono sulla sabbia. Attenzione a caldo eccessivo e disidratazione È fondamentale mantenere una buona idratazione perché in caso contrario si diventa più suscettibili alle malattie infettive, molto insidiose per i malati reumatici. Non solo, gli squilibri metabolici ed elettrolitici in chi è disidratato possono favorire attacchi acuti di gotta. Le alte temperature, inoltre, inducendo danni a livello della cartilagine, sono nemiche anche di malattie come l'artrosi. Non perdere di vista la dieta Se le vacanze sono un periodo in cui è giusto concedersi qualche sgarro alimentare, chi soffre di gotta deve ricordare che alcuni alimenti tipici delle tavolate estive, come pesce azzurro e crostacei, contengono molte purine e andrebbero quindi evitati. Mangiando cibi ricchi di purine, infatti, si produce più acido urico e questo può peggiorare o scatenare un attacco di gotta. Ricordarsi le vaccinazioni I malati reumatologici sono più suscettibili sia a contrarre le infezioni sia a svilupparne forme più complicate. Prima di partire alla volta di mete particolari, è quindi indispensabile sottoporsi alle opportune vaccinazioni, rivolgendosi ai centri vaccinali.
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